Prendi nota
che non ho mai dimenticato
i sogni dello scorso millennio,
e di chimere e minotauri
ne ho avuti già abbastanza.
Non sono mai venuto meno
al giuramento di quella fontana,
e il benvenuto del tuo cane
sereno e riconoscente,
sapeva
di biscotti appena sfornati,
e di api
laboriose e fiere.
Non eri ancora musica
ma attimi di grano
mossi dal vento estremo
di un futuro mietitore.
E il gioco di ombre
nemmeno noi bambini
ingannava più.
Ma prendi nota
ti prego
che io non ho mai veramente dimenticato
e te lo giuro
che è solo la memoria
che fa brutti scherzi
a un vecchio come me.
Ricordo solo
un pomeriggio come gli altri,
ma di tanti anni fa
troppi.
Tuo fratello piccolo
sull’albero di fico
e noi due
dietro ai rovi.
E rivedo ora
le tue labbra
pittate di rosso,
nell’attesa di riposare
nel dolce grembo
della madre notte.
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